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Gli anni Novanta: Consolidamento ed evoluzione

All'inizio del decennio Richter era impegnato con i quadri astratti, una produzione che lo impegnò interamente per un anno. Dopo un paio di anni frenetici dovuti al programma di mostre e alle numerose richieste che gli arrivavano dal mondo dell'arte, cercò di gestire al meglio la situazione rinviando alcune esposizioni.1 La sua eccezionale e costante produttività spesso nasconde la mole di lavoro amministrativo, di viaggi e di relazioni necessarie per mantenere ai massimi livelli una carriera nel mondo dell'arte, senza contare il tempo e lo spazio necessari ad un artista per sviluppare nuove idee.

 

Nel 1991 tornò ad utilizzare lo specchio, che aveva già sperimentato nel decennio precedente producendo quattro lavori [CR: 470/1-2, 485/1-2]. Questi a loro volta derivavano dalle opere in vetro del 1967 [4 Lastre di vetro, CR: 160] e del 1977 [Lastra di vetro, CR: 415/1-2 e Doppia lastra di vetro, CR: 416]. Una commissione privata nel 1989 gli permise di unire le riflessioni condotte sui campioni di colori al suo interesse per il vetro e di creare una vetrata fatta di numerosi quadrati colorati [Vetrata, 625 colori, CR: 703]. La combinazione di vetro, specchio e colore offrì a Richter un terreno fertile ancora da esplorare e le opere del 1991 gli diedero l'occasione di presentare la sintesi dei suoi pensieri riguardanti l'astrazione minimalista. Secondo il catalogo ragionato le prime opere ad essere realizzate furono tre specchi rettangolari ricoperti di pittura grigia intitolati Specchio, Grigio [CR: 735/1-3]. Seguirono otto opere Specchio, rosso sangue [CR: 736/1-8] e due coppie di specchi da collocare nell'angolo di una stanza: Specchio d'angolo, marrone-blu [CR: 737-1] e Specchio d'angolo, verde-rosso [CR: 737-2]. Prima della fine del 1992 Richter creò altri 20 specchi grigi.

Nei quadri astratti del 1992 dominano le righe e le griglie. Le decine e decine di quadri realizzati in un periodo di tempo piuttosto breve rivelano come Richter stesse sperimentando e al tempo stesso cercando qualcosa di preciso. In generale, quello che spesso cercava affannosamente in determinati periodi, maturava poi in momenti diversi della sua carriera e le sperimentazioni artistiche davano i loro frutti anni più tardi. Solo a quel punto Richter le riprendeva per svilupparle completamente.2 Diversi quadri astratti del 1987, ad esempio, quali [CR: 621, 643/1-5] fungono da antecedenti per opere del 1992, quando le striature orizzontali e verticali ricoprono totalmente l'intero dipinto dando vita a complessi quadri astratti. La sfida in quel periodo riguardava anche il tentativo di unire colori vivaci ad una paletta smorzata e malinconica, spesso utilizzata da Richter. Questo tema era stato esplorato nel 1972 con la serie Rosso-blu-giallo [CR: 327-339] in cui l'artista aveva sperimentato il processo e le fasi per rendere più torbidi i colori primari mischiando le vernici. Ritornando su questo tema con un'esperienza ventennale, [Richter] dipinse il ciclo di quattro opere Bach [CR: 785-788], 1992, il primo importante lavoro che sintetizza questo processo. Ogni opera misura tre metri per tre e sebbene Richter avesse già lavorato con formati monumentali, queste tele costituivano per diverse ragioni il nuovo punto di riferimento nella produzione dei quadri astratti. Bach apriva la strada ad altri importanti cicli ed in particolare alla serie Cage [CR: 897/1-6] del 2006 che fu esposta nel 2008 al Museo Ludwig di Colonia.

Il 1993, oltre ad essere l'anno di un'altra grande retrospettiva itinerante che iniziò al Musée d'Art Moderne de la Ville de Paris, fu anche l'anno in cui la vita privata di Richter ebbe una nuova svolta. Il matrimonio con Isa Genzken stava finendo. Una serie di ritratti di quell'anno, in cui Genzken posa per Richter come se fosse una modella in un corso di pittura dal vero, sono tristi e distaccati ed esprimono la lontananza che li separava [CR: 790/1-5]. L'anno seguente Richter incontrò l'artista Sabine Moritz di cui si innamorò e con cui andò a vivere. La premura e l'affetto nei suoi confronti si tradussero subito in due delle rare foto-pitture che realizzò nel 1994, entrambe intitolate Lettrice [CR: 799-1, 804]. In un'atmosfera di gioia e serenità paragonabile a quella del quadro Betty del 1988, le tele mostrano Sabine Moritz di profilo, illuminata da una luce alle spalle mentre legge un quotidiano tedesco. La serie di otto dipinti del 1995 che raffigurano Sabine con in braccio il figlio Moritz, appena nato, [CR: 827/1-8] sono tra i quadri più intimi e delicati di Richter, descritti da Storr come se emanassero 'una tenerezza palpabile'3 e da Elger come un esempio di 'felicità domestica'.4 Alla nascita della secondogenita Ella Maria l'anno seguente, nell'estate del 1996, la famiglia si trasferì nella nuova casa di Hahnwald, a sud di Colonia.5

Negli anni Novanta Richter continuò a produrre principalmente opere astratte alternandole occasionalmente con le foto-pitture. Parlando di questo nel 1992 Richter osserva: ' Mi piace la pittura figurativa e la trovo molto interessante. Non ho prodotto molti quadri figurativi perché mi mancano i soggetti. L'astrazione è per me qualcosa di quotidiano, che mi viene naturale come camminare o respirare'.6 Le più importanti foto-pitture del decennio furono Hahnwald [CR: 840-1], 1997, riferimento al luogo dove Richter si era trasferito con la famiglia, Orchidea [CR: 848-9], Marina [CR: 852-1] ,1998, e Giornata estiva [CR: 859-1], 1999. L'artista rallentò i ritmi e la produzione in questo periodo a causa di un ictus che lo colpì nell'estate del 1998, ma dal quale si riprese velocemente.7


Dal 1986 Richter stava sperimentando una nuova tecnica, aveva cioè iniziato a dipingere sopra le fotografie. Il primo esempio è Senza titolo (23.3.86) (1986). Osservandolo è difficile riconoscere un'immagine dietro a quello che si presenta come un quadro astratto. Ma le cose cambiarono in Senza titolo (Toronto) del 1987, dove la fotografia del paesaggio è facilmente visibile. Da allora Richter ha prodotto 700 fotografie sovraverniciate, compresa l'importante serie Firenze realizzata nel 2000 che conta 100 fotografie. Questi lavori offrirono all'artista un altro modo per conciliare i linguaggi della figurazione, dell'astrazione e il mezzo fotografico, con effetti sorprendenti e dai risvolti importanti.


Verso la fine del millennio il governo tedesco, che commissionava ad alcuni artisti tedeschi opere per i nuovi edifici amministrativi di Berlino, gli affidò una commissione importante. Richter e Polke furono invitati a proporre opere per l'ingresso del Reichstag. Elger ci dice che inizialmente Richter voleva affrontare il tema dell'Olocausto per questa commissione, ma poi preferì un tema meno politico e optò per un lavoro basato sui colori nazionali tedeschi: nero, rosso e giallo.8 L'opera che ne risultò [Nero, Rosso e Oro, CR: 856, 1999], era formata da sei lastre di vetro larghe e strette, ricoperte di smalto nero, rosso e oro. I due pannelli neri erano posti in alto, quelli rossi in mezzo e quelli dorati in basso, come una bandiera verticale alta più di 20 metri. Nata come la naturale evoluzione della sperimentazione con gli specchi di inizio decennio, questa semplice proposta fu la risposta perfetta alla commissione ricevuta e al contesto architettonico.


 

 

1 Elger, A Life in Painting, p.310.
2 In un'intervista con Bruno Corà del 2000 a proposito dello sviluppo delle idee in pittura Richter risponde 'È la stessa cosa per la scrittura: uno ha un'idea, ma poi ci vuole del tempo per svilupparla.' Gerhard Richter: Text, p.357.
3 Storr, Forty Years of Painting, p.80.
4 Elger, A Life in Painting, p.322.
5 Richter assunse l'architetto di Colonia Thies Marwede, che aveva già lavorato nello studio in Bismarckstraße. Citato in ibid., p.319.
6 In conversazione con Paolo Vagheggi, 1999. Gerhard Richter: Text, p.347.
7 Elger, A Life in Painting, p.338.
8 Ibid., p.333.