Ma vorrei arrivare al punto in cui potrei tagliare una rivista illustrata a caso e fare in modo che le parti diventino un dipinto.
Non riesco a spiegarmi correttamente adesso. Già sto cercando il materiale fotografico più noioso e irrilevante che posso trovare. E vorrei arrivare al piu presto al punto in cui questa irrilevante determinzione potrebbe essere salvaguadardata a favore di qualcosa che sarebbe altrimenti coperto dall’artificio.
La fotografia è l’immagine perfetta. Non cambia; è assoluta e autonoma, incondizionata, senza stile. È per me un modello sia per il modo in cui comunica sia per quello che comunica.
Lei ha poca fiducia nella realtà, visto che realizza i suoi dipinti a partire da fotografie?
Non si tratta di avere poca fiducia nella realtà. Ho poca fiducia nell'immagine della realtà trasmessa a noi attraverso i nostri sensi, un'immagine imperfetta e limitata.
Lei ha affermato in un'occasione di utilizzare le fotografie poiché la macchina fotografica vede le cose in maniera più oggettiva dell'occhio. Conoscendo la gamma di manipolazioni possibili della fotografia, intendeva veramente, nonostante questo, mostrare una realtà oggettiva?
No, l'opera d'arte è prima di tutto un oggetto, e quindi la manipolazione è inevitabile, un prerequisito. Ma avevo bisogno della maggiore oggettività della fotografia per poter correggere il mio modo di vedere: se disegno un oggetto osservando la natura, ad esempio, comincio a stilizzarlo e a cambiarlo, in linea con la mia visione personale e la mia preparazione. Quando invece dipingo a partire da una fotografia, posso dimenticare tutti i criteri che provengono da queste fonti. Posso dipingere contro la mia stessa volontà, per così dire. E questo l'ho sentito come un arricchimento.
Perché la fotografia è così importante nel suo lavoro?
La fotografia mi stupiva e soprattutto mi meravigliava la quantità di fotografie che utilizziamo ogni giorno. All'improvviso sono riuscito a vederla in un altro modo, ossia come immagine che, al di fuori di tutti i criteri convenzionali che io prima associavo all'arte, mi forniva una diversa maniera di vedere. La fotografia non aveva né stile né composizione, non giudicava. Mi liberava dall'esperienza personale, insomma, non aveva niente, era pura immagine. Per questo motivo volevo recuperarla, rappresentarla, utilizzarla, non come supporto per la pittura, ma volevo usare la pittura come mezzo per realizzare la fotografia.
La fotografia non è reale, è pura immagine, mentre la pittura ha una sua fisicità: si può toccare la tela, ha una sua realtà, sebbene produca pur sempre un'immagine, più o meno bella. Ma queste sono solo teorie che non servono a nulla. Una volta ho preso delle fotografie di piccolo formato e le ho coperte di pittura. Questo ha in parte risolto la questione meglio di qualsiasi dichiarazione che avrei potuto fare a riguardo.
Ho sempre scattato fotografie, e negli anni '60 ne ho usate diverse per i quadri, anche se cominciai a usare molto di più le mie fotografie solo verso la fine degli anni '60. Fotografavo principalmente oggetti, solo raramente dei ritratti. I ritratti che ho dipinto in quegli anni erano basati su foto di passaporto, che ricevevo e che trasformavo in quadri. Cominciai a dipingere immagini di persone con l'opera Ema (Nudo su una scala) [CR: 134]. Le fotografie che utilizzai provenivano principalmente da riviste illustrate, e questa era la ragione principale per cui questi dipinti erano in bianco e nero.