Sto dipingendo principalmente da fotografie in questi giorni (da riviste illustrate, ma anche da foto di famiglia), in un certo senso questo è un problema stilistico, la forma è naturalistica, anche se la fotografia non è affato natura ma un prodotto prefabbricato (il "mondo di seconda mano " in cui viviamo). Non ho bisogno di intervenire artisticamente con stile, dal momento che la stilizzazione, deformazione nella forma e nel colore, contribuisce solo in circostanze molto particolari nel chiarire e intensificare un oggetto o un soggetto. Generalmente la stilizzazione diventa il problema centrale che oscura tutto il resto, oggetto e soggetto, e porta ad una artificialità immotivata, un intoccabile tabù formalista.
Questa volta l'intero piano è coperto da ritagli di periodici illustrati, una mia nuova strana passione (otto giorni ormai): ho tagliato le foto da riviste illustrate e le ho sciolte con una soluzione chimica e magnetica e successivamente le ho spalmate. Questo è un divertimento favoloso. Ho sempre amato le riviste illustrate, forse a causa della loro attualità nella documentazione. Ho anche già fatto un paio di tentativi di dipingere qualcosa di simile in un formato più grande. Curioso di vedere come continuerà. Io sto inseguendo qualcosa che in un certo senso assomiglia al più recente movimento: Pop art (da popolare), probabilmente è nata in America ed ora sta scaldando le menti qui.
Quando dipingo da una fotografia, il pensiero cosciente è escluo. Non so quello che sto facendo. Il mio lavoro è più vicino all'Informale che ad ogni tipo di 'realismo'. La fotografia ha un'astrazione propria, che non è facile da capire.
Per quanto riguarda la superficie – olio su tela, applicato in maniera convenzionale – i miei dipinti hanno poco a che fare con le fotografie d'origine. Sono pittura in senso assoluto (qualunque cosa questo significhi). Al tempo stesso, essi sono così simili alla fotografia che la cosa che aveva distinto la fotografia da tutte le altre immagini rimane intatta.
Lei lavora a partire da fotografie. Secondo quali criteri sceglie il tema?
Si tratta forse di una scelta negativa in quanto ho cercato di evitare tutto ciò che avesse a che fare con problematiche note – di tipo artistico, sociale o estetico. Ho tentato di trovare solo temi non attaccabili; da qui la scelta di soggetti banali; ma anche in questi casi mi sono sforzato di evitare che la banalità diventasse un problema e il mio marchio di fabbrica. Quindi è tutto una sorta di fuga, in un certo senso.
Come mai la maggior parte dei suoi dipinti assomiglia a delle fotografie sfocate?
Non ho mai trovato che mancasse nulla in una tela sfocata. Anzi, vi si possono vedere molte più cose rispetto ad un'immagine ben messa a fuoco. Un paesaggio dipinto con esattezza impone di vedere un numero determinato di alberi, chiaramente differenziati, mentre in una tela sfocata possiamo percepire tutti gli alberi che vogliamo. Il dipinto rimane più aperto.
I quadri in bianco e nero degli inizi hanno per lei una qualità diversa rispetto a quelli a colori? Il bianco e nero, ad esempio, era per lei un modo per prendere una certa distanza o era un modo per provare ad illustrare l'oggettività?
In pratica all'epoca era semplicemente più inusuale realizzare dei quadri in bianco e nero; e più reale, poiché tutti i giornali, la razione quotidiana di materiale fotografico, inclusa la televisione, erano in bianco e nero, una cosa difficile da immaginare oggi. Questo è il motivo per cui la pittura era imbevuta di un senso di realtà, il che rappresentava qualcosa di completamente nuovo. Se guardiamo i miei quadri oggi, la somiglianza alla fotografia, la qualità documentaristica, non sono cosi' evidenti: questi dipinti sembrano solo dei dipinti. Ma la fotografia in bianco e nero è riuscita a mantenere una qualità unica. Il F.A.Z. [Frankfurter Allgemeine Zeitung] usa ancora fotografie in bianco e nero, anche se la maggior parte delle persone le preferirebbe a colori.
Nel 1963, lei ha scritto a Helmut Heinze dicendo che aveva trovato 'immagini emblematiche' del tempo nei tabloid, e che come artista era snob respingere tali immagini popolari. Voleva che le foto piacessero alle persone?
Il desiderio di piacere è diffamato, ingiustamente.
Ci sono molti lati di esso. Prima di tutto, le immagini devono suscitare interesse prima che la gente le guardi, e poi devono mostrare qualcosa che sostenga l’interesse e, naturalmente, devono essere presentabile, proprio come una canzone deve essere cantata bene, altrimenti la gente scappa. Non bisogna sottovalutare questa qualità, e sono sempre stato felice quando i miei pezzi hanno suscitato interesse anche alle guardie del museo, i laici.
Oggi lei inseguirebbe queste interpretazioni del significato del suo lavoro con interesse e direbbe che i motivi sono stati scelti arbitrariamente?
Tutto ha una ragione, compresa la selezione delle foto, che non era arbitraria, ma adeguata al periodo, i suoi alti e bassi e il mio senso di loro.
Cosa stai cercando di raggiungere con queste immagini realistiche?
Sto cercando di dipingere un immagine di ciò che ho visto e di ciò che mi ha affascinato, al megglio che posso. Questo è tutto.